Compostaggio e cumuli
Dal punto di vista chimico e fisico il compost è una mistura di letame e paglia che si traducono, dopo un buon compostaggio raggiunto attraverso la creazione di cumuli, in un concentrato di energia e impulsi vitali per la terra.
Il compost può essere utilizzato come fertilizzante su prati o prima dell’aratura. Il suo utilizzo, con l’apporto di sostanza organica, migliora la struttura del suolo e la biodisponibilità di elementi nutritivi (azoto).
Come attivatore biologico aumenta inoltre la biodiversità della microflora nel suolo.
Cosa significa a livello pratico compostare, attraverso la creazione di cumuli?
- Acqua e aria sono necessarie per il compost come per tutti gli organismi e fondamentale è l’equilibrio fra questi due elementi: materiale troppo bagnato va mescolato con materiale secco, materiale secco, come foglie e paglia, va annaffiato.
I cumuli non devono essere di dimensioni troppo grosse perché l’ossigeno deve poter penetrare all’interno per compostare il letame, e devono essere tenuti sopra il livello della terra. - In questo organismo s’introducono i 6 preparati biodinamici da cumulo, mini-compost di erbe con funzioni specifiche per i processi di distruzione e costruzione.
- I cumuli vengono ricoperti con un abbondante strato di paglia che li protegge dal sole e dalla pioggia, mantenendo così il livello di umidità interna costante.

L’avvento della concimazione chimica ha sostituito il lavoro umano per il mantenimento dell’humus nel suolo, con l’uso di sostanze chimiche che attraverso la soluzione circolante del suolo rendessero immediatamente disponibili alla pianta gli elementi minerali necessari. L’affermazione fondamentale dell’agricoltura chimica è quella per la quale un elemento chimico non muta la sua natura né mantiene alcuna memoria dei processi che lo hanno afferrato e immerso in una catena di reazioni e trasformazioni. L’idea era quindi fornire questo elemento prodotto industrialmente direttamente alla pianta, risparmiamole uno “spreco” di energie per trarre gli elementi che le servono dall’humus del terreno. La concimazione chimica consente inoltre di spingere i processi produttivi della pianta a limiti che da sola difficilmente raggiungerebbe. La concimazione chimica in sostanza guarda e valorizza al massimo la sostanza con una concezione unilaterale e limitata della stessa. L’agricoltura biodinamica invece ritiene di dover lavorare con le forze che afferrano le sostanze e le organizzano, di dover quindi tenere conto maggiormente dei processi e dell’aspetto più finemente qualitativo delle sostanze. E lo fa anche attraverso i preparati biodinamici.
Preparati Biodinamici
I preparati biodinamici appartengono alla parte “dinamica” della biodinamica e possono essere considerati dei catalizzatori per stimolare i fenomeni vitali e naturali.
I preparati biodinamici sono 8: 2 vengono spruzzati direttamente sui campi e 6 vengono immessi nel cumulo per favorire e migliorare la formazione dell’humus.
I primi 2 vanno riattivati miscelandone piccole quantità in grandi masse d’acqua e mescolandoli poi con movimenti circolari alternati nei due sensi attraverso un processo di “dinamizzazzione” che trasmette l’energia del preparato all’acqua.

Preparati da spruzzo:
Involucro:
Corno di vacca che abbia figliato almeno una volta
Contenuto:
Letame di vacca, preferibilmente di animale che abbia accesso a pascolo
Procedura:
Il corno viene riempito con letame fresco all’inizio dell’autunno e sotterrato fino a primavera in un’area verde di un campo o di un orto.
Il contenuto viene prelevato dal corno e conservato in un luogo fresco in un contenitore circondato da torba.
La sfera di attività del preparato cornoletame è la vita del terreno e l’area radicale della pianta.
Si applica preferibilmente all’inizio del periodo vegetativo, in un pomeriggio nuvoloso, sui campi ancora non lavorati o recentemente sottoposti a rotazione.
Inoltre, nel corso dell’anno, viene usato immediatamente prima della semina o dello svaso, oppure durante la semina o l’impianto.
Involucro:
Corno di vacca che abbia figliato almeno una volta
Contenuto:
Quarzo finemente triturato
Procedura:
Dopo Pasqua, il quarzo viene frantumato fino ad ottenere una polvere finissima, mescolato con acqua piovana fino a formare un impasto che viene inserito nelle corna. Dopo parecchi giorni, l’acqua in eccesso può essere drenata. Le corna vengono messe sotto terra fino a tarda estate.
Alla fine di settembre o all’inizio di ottobre, si recuperano le corna e il contenuto viene estratto e conservato in un barattolo di vetro in un luogo soleggiato. Le corna, dopo essere state vuotate, possono essere riutilizzate se conservate in una stalla durante l’inutilizzo viene spruzzato in una nebbia fine. Viene usato, a seconda del tipo di pianta, o quando le foglie si stanno sviluppando o quando si stanno formando i frutti o le radici. La sua azione è quella di rafforzare gli effetti della luce e del calore sulla pianta e di promuoverne una crescita sana.
Il cornosilice viene spruzzato preferibilmente in un giorno limpido e soleggiato. Quando l’intenzione è quella di potenziare la crescita e la fruttificazione, deve essere spruzzato al mattino presto. Verso l’epoca della maturazione, cioè quando le piante stanno appassendo e devono sviluppare ottime capacità di immagazzinamento, il periodo ideale per spruzzarlo è il tardo pomeriggio.
Il preparato 501 costituisce il secondo strumento fondamentale dell’agricoltura biodinamica dopo il preparato 500. La Silice costituisce la sostanza della crosta terrestre più abbondante: ne costituisce il 60%, mentre l’ossigeno si attesta intorno al 45%. Le piante in generale sono piuttosto avide di silice. Il Quarzo bianco è il minerale di silice più puro e quindi adatto per allestire un preparato che possa distribuire sulle piante le qualità della silice. Attraverso questo preparato vengono concentrate e potenziate le forze luminose proprie della silice. Tale concentrazione ha un effetto notevole sulle piante sia erbacee che arboree: potremmo dire che le avvolge di luce e quindi stimola tutto quello che la luce provoca nella fisiologia vegetale e quindi in modi diversi a seconda della fase fenologica della pianta.
Secondo Steiner, i “due preparati da spruzzo, il cornoletame e il cornosilice, influenzano la dinamica della crescita vegetale dalla semina al raccolto.
Entrambi i preparati (il cornoletame in rapporto di 6-10 grammi ogni 10 litri e il cornosilice in rapporto di 0,4 grammi circa ogni 10 litri) vengono mescolati ad acqua per un’ora immediatamente prima dell’uso. La miscelazione inizia in in una direzione, creando un profondo vortice in unfusto o barile. Una volta formato il vortice la direzione viene invertita e si continua a mescolare finchè si forma un nuovo vortice. Mescolare piccole quantità di materiale in grandi quantità di acqua è detto “dinamizzare”.
Sebbene i due preparati da spruzzo non vengano utilizzati nello stesso periodo, essi sono sinergici e fanno parte di ogni azienda biodinamica. L’esperienza dimostra che i due preparati si supportano e si favoriscono reciprocamente.
Preparati da cumulo:
Un’intera serie di 6 preparati è stata indicata da Rudolf Steiner quali strumenti fondamentali per la gestione della sostanza organica da compostare e apportare al suolo. Questi preparati hanno una funziona importante per la qualità dei processi di trasformazione della sostanza organica grezza, in particolare del letame con lettiera, organizzata in cumuli orizzontali che vanno allestiti co particolare cura e attenzione. I processi di trasformazione sono contessuti in una complessa rete di azioni ad opera dei piccoli organismi che si organizzano per disgregare i componenti organici per poi riaggregarli in forma colloidale e, se lasciati andare nel tempo, mineralizzarli. La gestione del compostaggio è un’operazione affascinante che con l’aiuto di questi preparati può arrivare a fornire materiale fertilizzante di altissima qualità. L’azione fertilizzante ha maggiore efficacia quanto più alta è la qualità vivente e colloidale del prodotto finale del compostaggio. I preparati da compost sono anche questi formati dall’azione congiunta di organi animali specifici e di piante che all’interno di questi organi trovano il luogo ideale per la loro trasformazione. Eccezione per il preparato a base di ortica che viene interrata da sola e quello a base di Valeriana.
Involucro:
Corno di vacca che abbia figliato almeno una volta
Contenuto:
Letame di vacca, preferibilmente di animale che abbia accesso a pascolo
Procedura:
Il corno viene riempito con letame fresco all’inizio dell’autunno e sotterrato fino a primavera in un’area verde di un campo o di un orto.
Il contenuto viene prelevato dal corno e conservato in un luogo fresco in un contenitore circondato da torba.
L’Achillea cresce in ogni luogo purché vi sia sole. Non soffre né la siccità né il freddo. Teme però i ristagni idrici e l’eccesso di umidità. Riesce a crescere bene sui terreni argillosi e poveri di potassio. Ha un apparato radicale diffuso e ha un effetto benefico sulle piante e sull’ambiente circostante. È una pianta erbacea perenne. Nel complesso ha una notevole vitalità e al contempo ha una forma piuttosto complessa e ordinata che si esprime in una conformazione sottilmente differenziata.
L’Achillea è ricca di zolfo e potassio ed ha una particolare capacità di regolare i processi legati a queste due sostanze nel terreno e nel compost una volta trasformata nel preparato 502.
Involucro:
Intestino di vacca
Contenuto:
Fiori di camomilla freschi o secchi, raccolti al mattino presto
Procedura:
Riempire l’intestino con i fiori di camomilla, lasciar seccare leggermente l’intestino e all’inizio dell’autunno sotterrarlo nel terreno.
Recuperarlo prima della fine di aprile.
La pianta di Matricaria Chamomilla ha un particolare legame col metabolismo del calcio e dello zolfo. Dopo la formazione dei semi muore. Per l’allestimento del preparato 503 vengono raccolti i capolini la mattina quando sbocciano con tempo soleggiato
Involucro:
Sacca o scatola di legno
Contenuto:
Piante di ortica tagliate al mattino presto all’inizio della fioritura
Procedura:
Le ortiche appassite vengono legate assieme e impacchettate in una sacca o in una scatola.
Quest’ultima viene sotterrata a metà estate (S. Giovanni), circondata da uno strato di torba spesso cinque centimetri e recuperata un anno dopo.
L’Utica Dioca si trova laddove c’è un certo disordine (macerie, depositi di ferraglie) oppure dove c’è una certa attività di decomposizione naturale di materiale organico. La sua presenza migliora i processi di formazione dell’humus nel suolo e sottrae l’eccesso di azoto e ferro. È utilizzabile sulla pianta come macerato di 24 ore per espingere gli afidi o macerato per alcuni giorni come concime pronto. Nel tempo ha avuto usi più diversi da quello come fibra sostitutiva del cotone durante la guerra in germania fino all’uso per l’alimentazione del pollame e dei cavalli con effetto vivificante generale. Contiene molto ferro e acido formico. È una pianta erbacea perenne.
Involucro:
Cranio di un animale domestico
Contenuto:
Corteccia di quercia finemente tritata, appartenente ad una pianta della specie Quercus Robur, estratta dal tronco con una pialla all’inizio dell’autunno.
Procedura:
Si riempie il cranio con polvere di corteccia di quercia attraverso il foramen magnum (il foro alla base del cranio attraverso il quale entra il midollo spinale), pressandola per bene e si chiude il foro con un frammento di osso tenuto in posizione con della creta.
Si pone il tutto in un fusto pieno di acqua piovana o sul bordo di uno stagno, in presenza di materiale vegetale in decomposizione e in un corso d’acqua all’inizio dell’autunno.
In primavera si estrae il contenuto e lo si fa essiccare.
La specie di quercia che viene usata in questo preparato è la Quercus Robur o Farnia che appartiene alla famiglia delle Fagacee. Non ama i ristagni idrici, cresce su terreni fertili. Ricca di calcio (77% della corteccia). Per i preparati si usa la corteccia esterna dei rami giovani, che viene raccolta dalla fine primavera a settembre. Si raccoglie da rami di alberi che abbiano almeno 30-40 cm di diametro del tronco, ma si tratta di raccogliere solo la parte esterna (scorza) senza danneggiare l’albero.
Involucro:
Mesentere di vacca
Contenuto:
Fiori di tarassaco nella prima fase di fioritura, raccolti in una giornata soleggiata di primavera.
Procedura:
Inumidire i fiori secchi in autunno con un infuso di tarassaco, avvolgere nel mesentere di un bovino e legare con un laccio.
Sotterrare in autunno e dissotterrare in primavera.
Il Taraxacum Officinalis, della famiglia delle Asteracee- Composite, si trova pressoché in tutto il mondo. Vegeta nei prati incolti, nei fossi, e si adatta a una gran varietà di ambienti. Erbacea perenne molto vitale. Continua a produrre foglie e fiori pressoché per tutto l’anno. A maggio, nelle nostre latitudini, ha il massimo della fioritura. La sua capacità di instaurare un rapporto equilibrato al suo interno tra silice e potassio risulta preziosa per correggere e coordinare i processi legati a questi elementi del compost. I capolini che stanno sbocciando vengono prelevati all’inizio della primavera prima che arrivino a fiorire completamente in una mattina di sole.
La Valeriana Officinalis, della Famiglia delle Valerianacee, cresce in tutta Europa nei prati, ai margini dei boschi, lungo i torrenti, in penombra su suolo umido e calcareo. Pianta erbacea perenne. Stimola i processi del fosforo e quindi ha un effetto sui processi di produzione di energia nel metabolismo vegetale. Si raccolgono i fiori appena sbocciati a partire da maggio e si tritano e se ne fa una spremuta che può essere diluita con acqua e conservata in bottiglie. Oppure si può far fermentare in bottiglia chiusa con tappi di gomma , mettendola in piedi e al buio. L’aria non deve entrare ma i gas di fermentazione devono uscire. All’inizio non conviene tappare sigillando perché la bottiglia potrebbe scoppiare. Questo preparato viene spruzzato diluendolo con acqua tiepida o calda sul compost.
Forze Cosmiche
Durante il corso per gli agricoltori del 1924 Rudolf Steiner espose come i processi della natura vivente sono il risultato dell’azione congiunta delle forze studiate dalle scienze fisiche e chimiche, con le forze formatrici cosmiche. Egli suggerì ai suoi collaboratori di sperimentare queste relazioni cosmiche, studiando gli influssi della luna e dei pianeti.
La novità stava nel verificare gli influssi non come relazione di causa ed effetto, come fatto finora dalla scienza ufficiale, ma osservando le relazioni delle varie forme viventi secondo l’approccio scientifico suggerito da Goethe. Dagli anni Venti sono cominciate le ricerche sull’influenza delle forze cosmiche sulle piante. Lily Kolisko mise subito in evidenza l’influenza positiva della luna piena rispetto alla luna nuova. Più tardi si dimostrò che altre situazioni influenzavano questa azione.

Il passaggio della Luna in perigeo, ovvero della massima vicinanza della Luna alla Terra, ha un effetto indurente e negativo, mentre la Luna in apogeo, ossia la massima lontananza tra i due corpi, ha un effetto contrario. I nodi lunari sono posizioni critiche. Furono fatti altri esperimenti sugli influssi della luna ascendente e discendente. Altri sperimentatori, tra i quali Franz Rulni, Schmidt, Max-Karl Schwarte, Ernst Stegemann, studiarono i ritmi di altri pianeti. Fino al 1950, l’agricoltura biodinamica si regolava sulle fasi lunari (luna piena e luna calante), anche in mancanza di dati statistici che ne confermassero la veridicità. Nonostante alcuni centri universitari ne deridessero il metodo, in alcune università si proseguirono gli studi.
Nel 1973, l’Università del Kazan (URSS) crea una cattedra sulle influenze della luna. Negli anni Cinquanta, però, nuovi studi portano a basi certe. Maria Thun, che in precedenza aveva studiato l’influenza delle fasi lunari, si accorse che le influenze lunari erano da mettere in relazione alla posizione della luna rispetto allo zodiaco. Queste influenze, inoltre, si esercitavano, a seconda del segno zodiacale, sulle quattro parti costitutive della pianta (radice, foglia, fiore, frutto). Poté verificare questo osservando semine fatte tutti i giorni dell’anno e non solo dodici volte (per ogni passaggio della luna davanti alle costellazioni). Ogni costellazione zodiacale imprime, nel momento in cui fa da sfondo alla luna, un particolare carattere alla pianta.
Le influenze sono poi maggiori in situazioni di trigono, durante le opposizioni, durante le eclissi di Sole o Luna e con passaggi di pianeti dietro il Sole o la Luna. Le osservazioni furono confermate dall’Istituto di Ricerca Biologico-Dinamica (Svizzera), dall’Istituto di Coltivazioni Erbacee dell’Università di Giessen, diretto dal professore E. v. Boguslawski e dall’Instituto Hiscia (istituto di ricerche sul cancro) di Arlesheim in Svizzera.
La biodinamica guarda alla terra come parte dell’universo ed è perciò soggetta alle leggi e alle influenze cosmiche. Basta però riflettere un attimo su alcuni fenomeni noti a tutti per renderci conto di questa dipendenza cosmica.
Sappiamo che senza il sole non è possibile la vita e grazie alla luce avviene uno dei processi più meravigliosi della natura: la fotosintesi. Il sole determina il giorno e la notte e le stagioni, cioè tutto il ritmo vitale della terra. La scienza studia oggi le macchie solari e la loro influenza sul clima. La luna governa i liquidi.
Nel suo corso di agricoltura Steiner parla degli influssi dei vari pianeti sulla terra, ma nella pratica si ricorre più semplicemente al Calendario delle semine. Esso è il risultato di 20 anni di ricerche e di studi sull’influenza lunare per l’agricoltura, condotti da una studiosa tedesca, Maria Thun.
Essa scoprì che la pianta sviluppa più o meno ognuna delle sue parti, (radice – foglia – fiore – frutto) secondo la posizione della luna al momento della semina. Seguendo il passaggio della luna attraverso lo zodiaco che fascia la sfera celeste, Maria Thun ha osservato che la pianta sviluppa la parte radicale se la semina avviene quando la luna transita in certi segni, sviluppa invece i fiori se transita in altri e così via.
Da sempre si dividono i segni zodiacali in quattro gruppi ognuno dei quali appartenenti a un elemento:
- Ariete – Leone – Sagittario appartengono al fuoco
- Toro – Vergine – Capricorno appartengono alla terra
- Gemelli – Bilancia – Acquario appartengono all’aria
- Cancro – Scorpione – Pesci appartengono all’acqua.
Così anche le quattro parti della pianta si possono riferire agli elementi:
- Radice – Terra
- Foglia – Acqua
- Fiore – Aria
- Frutto – Fuoco
Quando la luna transita nei segni di fuoco seminiamo piante di cui vogliamo un buon sviluppo fruttifero. Quando la luna transita nei segni d’acqua seminiamo piante di cui vogliamo usare le foglie. Quando la luna transita nei segni di terra seminiamo piante di cui raccoglieremo radici e tuberi. Quando, infine, la luna transita nei segni d’aria semineremo piante di cui vogliamo i fiori. Questo è solo un esempio di come va utilizzato il Calendario.
Questi esperimenti, che Maria Thun iniziò negli anni cinquanta, sono stati ripresi da altri studiosi e negli ultimi anni sono stati pubblicati lavori che confermano la tesi della Thun. È anche stato notato che il rispetto del calendario dà buoni risultati solo se la terra è coltivata biodinamicamente, cioè se essa presenta un’alta attività biologica. Gli esperimenti su terra concimata chimicamente non hanno portato ad alcun risultato, nemmeno quando sono stati fatti in ambiente climatico identico a quello della terra usata per le ricerche biodinamiche.